mercoledì 17 agosto 2011

La Fanciulla e la Maestra

Quando una fanciulla guarda negli occhi la sua Maestra, vede luce quieta…
la ferma e luminosa presenza di una consapevolezza antica e perenne.
Quando una fanciulla guarda negli occhi la sua Maestra vede il fuoco che illumina le tenebre, custodito dalla sua Vestale, il cui scopo della vita è mantenere accesa quella sacra fiamma, in eterno.
Quando una fanciulla prende per mano la sua Maestra, sa che ovunque lei la possa condurre, ivi troverà la stessa luce quieta che brilla nei suoi occhi, e potrà farsene Custode a sua volta, quando sarà pronta.
Quando una fanciulla contempla il sorriso della sua Maestra, contempla l’argenteo riflesso della Luna e la luminosità dorata del Sole… e sorride a sua volta, perchè la bellezza di quella visione la investe e la incanta.
Quando una fanciulla ascolta la voce della sua Maestra, le piccole porte dell’ignoto si dischiudono come aperte da una minuscola chiave d’argento… e ogni Parola rende ad ogni cosa il suo senso.
Quando una fanciulla apprende gli insegnamenti della sua Maestra, sente che non vi è mai stato, né vi sarà mai nulla di più perfetto, perchè ciò che ascolta è la naturale verità, e nulla in essa può esservi di sbagliato.
Quando una fanciulla segue i passi della sua Maestra, si rende conto che quelli sono i suoi stessi passi, e ritrova se stessa.
E se anche le Maestre capaci di far trovare ad ognuna il sentiero adatto, e di condurre ognuna verso la saggezza della Luna e del Sole, non esistono più,
così come sono ormai molto rare le fanciulle adatte ad un vero Cammino interiore, che veramente sono disposte a ricevere l’insegnamento antico,
ciò che è certo è che in ogni tempo, quando una fanciulla guarda negli occhi la sua Maestra, e la Maestra guarda negli occhi la sua fanciulla, l’Amore che lega le loro anime antiche crea un nodo luminoso nel filamento del loro Destino… e questo nodo non si scioglierà mai, portando le due anime a ri-incontrarsi sempre, per insegnare e ricordare, l’una all’altra, la Via verso l’Armonia, la Gioia e la Libertà.


Queste non sono che parole gettate su un foglio di carta, nate dal pensiero e dall’immaginazione di come potrebbe essere il legame fra una fanciulla e la sua Maestra… nulla di più che questo.

sabato 6 agosto 2011

Il sorriso delle Antenate

La loro barca si allontana dalla riva di sabbia e scivola sulle acque increspate del mare, seguendo la via dorata disegnata dagli ultimi raggi di sole. Nel tramonto della loro vita remano, le Sorelle, e sorridono. I loro occhi sono sereni, e ogni ombra che un tempo li aveva velati d’inquietudine si è infine disciolta nella luce.
Remano, le Sorelle, e mentre remano cantano, e il ritmo del loro remare è il ritmo del loro canto. Un canto d’addio alle terre conosciute. Eppure non malinconico… la sua melodia è incantevole…
Remano, le Sorelle, e cantano, e sorridono. Gli occhi volti ad ovest, al sole lucente che cala oltre la linea delle acque lontane, e indica loro la strada.
Alcune sorelle immergono una mano nell’acqua che scorre loro accanto… oltre la via dorata disegnata dall’ultimo sole, il mare è d’argento. Il gorgogliare dell’acqua spinta dai remi e trattenuta dalle loro mani è talmente dolce che le Sorelle si lasciano incantare. Alcune chiudono gli occhi… e sorridono…
I loro abiti sono del colore della notte, dell’ignoto… del mistero inconoscibile. Un mistero che loro conoscono, per questo ne portano il colore.
Viaggiano, le Sorelle… e remano, e cantano.
Il loro è il Viaggio verso l’Isola Sacra, l’Isola dei Meleti, luogo in cui le anime riposano dopo le difficoltà della Vita.
La loro, si è conclusa… i loro occhi si sono chiusi, le loro voci hanno taciuto, la loro fiamma si è spenta.

Ma noi le ricordiamo. Noi che le vediamo allontanarsi dalla riva di sabbia delle nostre terre conosciute, con gli occhi umidi e il cuore pieno d’amore per loro.
Noi le vediamo andar via per sempre, e nonostante la nostalgia, sorridiamo…
Le cercheremo nelle vie segrete che loro hanno tracciato, e ritroveremo gli insegnamenti antichi che ci hanno affidato.
E quando scompariranno oltre la linea delle acque lontane, canteremo un canto d’addio per loro. Eppure non malinconico… la sua melodia è incantevole…
Le ricordiamo e sempre le ricorderemo, noi, che siamo la loro Discendenza.
Loro, le Antenate, lo sanno… e nell’ultimo istante, prima di fondersi alla luce più grande, volgono gli occhi a noi che le guardiamo… e sorridono…

lunedì 11 aprile 2011

La Casa verde

La mia Casa… la sento che chiama eppure è già dentro di me… ma ho bisogno di un luogo che la ritragga per vederla e sentirla… per sapere di essere a Casa…
Io sono fatta di verde… cammino in prati verdi, fra foglie verdi, sotto il sole che dona a quel verde una luce infinita, e so di essere fatta di verde…
Se riuscissi a lasciare il mio corpo per un attimo soltanto ecco che sarei solo verde… e azzurro…
Girerei su me stessa in preda all’euforia e mi lascerei cadere indietro, certa che quelle mani invisibili e sottili fatte d’aria e di spirito adagerebbero delicatamente a terra il mio corpo privo di coscienza… e io sarei nel verde… e nell’azzurro…
Cammino su quei prati verdi e mi sento in preda alla follia, potrei morire lì solo per la Felicità… perchè sono a Casa…
E’ un richiamo che non ha parole, che si scatena in un’onda interiore che travolge ogni cosa e porta via tutto, lasciando solo la Gioia più grande… e il verde…
La mia Casa è fra le foglie di alberi bassi, folti e verdi, freschi e ombrosi… i raggi di sole giocano fra i rami… creano luci e ombre, e colori caldi, e sembra di essere in una fiaba…
La mia Casa è anche fra le radici di quegli alberi… alla base del tronco, dove le radici terrose si intrecciano e formano piccole nicchie nel legno…
Da piccola mi avevano raccontato che se bussavi a quelle porticine di legno fra le radici, gli gnomi avrebbero aperto e avrebbero mostrato la loro casetta…
Ho bussato tante di quelle volte… e poi attendevo fiduciosa, pregando gli gnomi di aprirmi… ma non l’hanno mai fatto… forse perchè non avevo ancora la giusta Chiave… perchè per ogni Porta deve esserci la giusta Chiave… e tante Chiavi non si vedono, ma si possono trovare solo dentro se stesse…
Fra quelle radici c’è la mia Casa… una campanula e un bucaneve sono i lampioncini ai lati della porta, che mandano luci fievoli e incantate… una verde e una azzurra… luci profumate di miele…
Sono così piccola che posso entrare ovunque, quando trovo la Chiave… e la mia Casa è ovunque io possa trovare la Chiave…
Sono fatta di verde… perchè altrimenti sentirei così forte l’onda che travolge di Gioia quando vedo quei boschetti, quei giardini fatati, quegli alberi luminosi?
Non ci sono parole in quei momenti, quando la commozione e il Sentire profondo spengono ogni pensiero…
L’unica certezza è che sono fatta di verde, il verde illuminato dal sole…
L’unica certezza è che quella è la mia Casa…

lunedì 14 marzo 2011

Le due Avalon

Avalon è l’Armonia Antica che viene ritrovata,
è il Sonno dell’Anima che abbandona gli occhi,
è il Ridestarsi di fronte all’Incanto…
Il Viaggio è ciò che ci conduce ad Avalon,
e Avalon è il Sacro Frutteto che vive dentro di noi,
e che attende soltanto di essere scoperto
.”

Poche parole, perché Avalon è tutto questo ma anche molto di più… è una parola e mille parole.
E’ un’intuizione luminosa e silenziosa.
Eppure, nel corso degli anni sono arrivata a credere che esistano due Avalon, talvolta ben distinte, talvolta unite.
La prima Avalon è quella che si trova nella Natura libera e rigogliosa, è quella “manifesta” in cui si può dire vivessero “le sacerdotesse dagli abiti azzurri e dalla luna tatuata sulla fronte”. La prima Avalon infatti è un luogo naturale e bellissimo, ma è anche un luogo di apprendimento e iniziazione…
è un Isola vergine, un Bosco antico, una Radura fiorita, un angolo di Giardino segreto…
per molti è Glastonbury, ma questa Avalon in realtà esiste in ogni luogo che rispecchi la purezza della Natura, che canti con la sua Voce, che mantenga traccia dell’antica magia, e trasmetta le sensazioni di Armonia, Amore e Gioia che le sono proprie… e che sono una Porta magica che si apre sulla seconda Avalon
La seconda Avalon, infatti, non è che uno stato d’essere, è il raggiungimento della stessa Armonia, dello stesso Amore e della stessa Gioia che ci sono in Natura dentro se stesse, è Diventare l’essenza della Natura, è abbracciare la visione luminosa dell’esistenza, è quella libertà e pace dinnanzi alle quali non esiste più nulla intorno, tutto svanisce, scompare, le illusioni cessano di esistere, e siamo Dentro e Fuori noi stesse. Siamo nel Tutto e siamo il Tutto.
Trovando la seconda Avalon è come se si riunisserò in sé le due Avalon insieme, poiché la Bellezza armoniosa e naturale che si ha ritrovato in sé non è che il riflesso di quella della Natura che ci circonda.
Avalon la si può trovare nel Bosco Incantato, ma quando la si trova in sé si diventa il Bosco Incantato.
Essa, così, si riunisce: dentro e fuori.
Noi diventiamo Avalon e possiamo portarla nel mondo.

***

La prima Avalon è un Inizio e una Chiave.
La seconda Avalon è ciò che si nasconde dietro la Porta che viene aperta da quella Chiave
.


(Testo scritto per la mailing list I Meli di Avalon

lunedì 7 marzo 2011

Il roseo bocciolo di melo

Un piccolo, delicato e roseo bocciolo di melo sfida le ultime gelate del lungo inverno, e con coraggio sboccia sul suo rametto ancora intirizzito dal freddo, semi addormentato e coperto dagli ultimi sottili strati di neve…
Sboccia timidamente, si risveglia e mostra i suoi petali bianchi e rosa alle prime luci nebbiose dell’aurora…
Lo osservo, piena d’amore… e un pesante velo di nebbia si scosta e svanisce per un istante, breve ma pieno di tutto ciò che la parola non può dire…
Apro gli occhi e sono il dolce melo, pieno di germogli che sbocciano sfidando il gelo… non esiste più nulla intorno a me, solo prati e boschi incantati… dove sono spirati i pensieri e la ragione? Nebbia… Illusione… Non esistono né sono mai esistiti…
Tutto ciò che conta sono i germogli che sbocciano sui miei rami gentili, il respiro della terra che mi colma di gioia, il vento che spira gelido e mi risveglia dal lungo sonno, e le verdi foglioline, che presto spunteranno e a primavera cresceranno…
Cosa importa ciò che accade intorno, ciò che è accaduto e che accadrà? Non esiste nulla… Sono solo un piccolo melo che fa parte del tutto naturale e segue il ciclo terrestre… le mie radici si nutrono di terra e acqua, i miei rami sono accarezzati dall’aria, e ciò che sono è ciò che sono nell’istante eterno in cui sono…
Un uccellino si posa su un ramo, attirato dalla bellezza dei germogli, e canta di gioia… può un melo sorridere? sto sorridendo, dunque un melo può farlo… ma solo l’uccellino se ne accorge… ricambia e spicca il volo…
Chiudo gli occhi… l’istante è svanito… sto osservando un piccolo, delicato e roseo bocciolo di melo, che sfida le ultime gelate del lungo inverno e ha il coraggio di sbocciare sul suo rametto ancora intirizzito dal freddo…
Un po’ di neve è caduta, laddove un uccellino aveva spiccato il suo volo… e ora il melo sorride…

lunedì 28 febbraio 2011

Chiamare la Barca

“Il sentiero per la cima del Tor
E’ anche il cammino a spirale verso la donna interiore
Un viaggio di crescita, potenziamento,
E comprensione di se stessi.
Viaggio verso la Sorgente… il Centro… la Dea…
Lei, il cui Nome può essere trovato solo nel silenzio dell’anima.
Scava nella tua oscurità… entra nel tuo dolore…
Conquista le tue paure…
Chiama la Barca per farti condurre
Alla Sacra Isola di Guarigione che risiede dentro di te
E ne emergerai rinnovata.
I Misteri di Avalon sono viviLe sue Mele sono rosse e dolci…Vuoi dare loro un morso?
Diventa la Donna che sei nata per essere…
Ricorda…”
(Jhenah Telyndru, Avalon Within, traduzione di Viola Di Nebbia)
***
Un tintinnio vibra fra le brume del crepuscolo
e raggiunge sponde lontanissime,
chiamando la Barca del Viaggio profondo.
La Barca giunge silenziosa, sfiorando le acque,
s’avvicina alla riva di ghiaia, ci invita a salire
e noi ci sediamo al suo interno…
E’ vuota.
Nessuno può remare al posto nostro.
Il nostro Viaggio dipende da noi soltanto, e non basta sedersi nella barca per iniziare a viaggiare,
poiché non si può lasciarsi condurre senza guidare il nostro cammino.
Se non si agisce nulla può accadere, e si rimane immobili.
Nella barca vi sono due remi, e noi sappiamo che spetta a noi prenderli e incominciare il Cammino per le Acque, il magico Immram.
La Barca si stacca dalla riva, lentamente scivola via, e il Viaggio ha inizio.
Un Viaggio che occuperà tutta l’esistenza, e che è già stato iniziato molto tempo fa,
prima ancora di questa nascita,
solo che noi non Ricordiamo.
Ma esso viene ogni volta ripreso,
e se non ricordiamo i Viaggi passati
dentro di noi restano le consapevolezze apprese,
anche se spesso non ne abbiamo coscienza e ci rendiamo conto che esse sono radicate in noi solo quando emergono da sè,
nei momenti in cui ve n’è bisogno.
Così se non abbiamo mai remato in questa vita, e pensiamo di non sapere come si faccia,
basterà prendere in mano i remi e provarci,
per scoprire che siamo già capaci di farlo da immemore tempo.
E lungo la Via nostro è il compito di Ricordare, Ricordare, Ricordare…
Ad ogni colpo di remi dobbiamo Ricordare,
e ad ogni colpo di remi dobbiamo proseguire ciò che è già stato iniziato,
Trovando e Ritrovando noi stesse in ogni istante,
Ricordando, che lo scopo di questa vita, come delle altre, è raggiungere la Meta sottile e impalpabile, divina e luminosa.
E il Viaggio si svolge dentro noi stesse, non altrove.
Verso la Sorgente… il Centro… la Dea…
Ognuna avrà il suo modo di remare, i suoi tempi per farlo,
e la sua Via Segreta disegnata sulle acque,
una Via che rimarrà impressa nel Ricordo dell’Acqua,
lasciata come scia luminosa dietro alla Barca…
Moltissimi saranno gli ostacoli,
e spesso si resterà impigliate in alghe e rami secchi, in radici e rocce, che impediranno di proseguire…
Allora si potrà Scegliere se lottare per liberarsi il prima possibile,
oppure attendere che la corrente cambi, e piano piano ci liberi dall’intralcio…
Si potrà Scegliere se Fare o Non Fare,
se combattere o aspettare il giusto Tempo.
Ed ogni ostacolo ha il suo modo per essere superato…
talvolta occorrerà Fare, talvolta occorrerà solo Aspettare.
Moltissime saranno le illusioni che ci faranno credere di aver raggiunto la Meta…
La Barca toccherà le sponde di molte Isole,
e crederemo di essere finalmente arrivate,
invano.
Eppure ogni Isola avrà qualcosa da mostrarci,
avrà insegnamenti da darci,
e se non ci mostrerà ciò che Cerchiamo veramente
ci mostrerà ciò che Non Cerchiamo e non desideriamo…
E ce ne allontaneremo arricchite.
Vi saranno alfine moltissime Tracce luminose,
che sotto la superficie scura delle acque manderanno bagliori d’argento,
e se queste verranno Raccolte e Conservate
indicheranno la Via giusta per proseguire,
doneranno Ricordi e nuova Conoscenza,
e dissolveranno la Paura.
Il Viaggio durerà molto a lungo,
tanto a lungo che di nuovo dimenticheremo e di nuovo dovremo Ricordare.
Ma continueremo a remare,
e ad apprendere ciò che ancora non abbiamo conosciuto.
E verrà il giorno in cui tutti i velami di Nebbia saranno stati sollevati,
il giorno in cui lo Spirito della Nebbia avrà finito di metterci alla prova…
E allora, in una Visione di Luce, tutto sarà Svelato e Rivelato.
E Ricordato in silenzio.

domenica 27 febbraio 2011

La Casetta dei Meli

…vedo nel sogno la mia piccola dimora… è di pietra antica, piccola e incantevole… sembra nascere da un racconto magico, da una di quelle fiabe dove una fanciulla giunge per sentieri boschivi punteggiati di fiori ad una casetta nel centro di una radura del bosco, circondata dal prato verdissimo, da alberi da frutto pieni di fiori bianchi e rosa, e illuminata da un sole caldo e dorato, che la protegge con amore… una casetta abitata da tanti animaletti e da una donna antica, che con fili d’argento tesse e ricama il destino di chi giunge a lei, ed anche il suo… ma che sa anche preparare deliziose torte di mirtilli e more, di fragole e lamponi, e ne lascia sempre qualche fetta per i suoi amici animali, sbriciolandola ai piedi degli alberi fioriti per poi nascondersi ad osservare volpi e tassi che, cauti e guardinghi, si avvicinano per gustare le prelibatezze…
Una casetta piena di fiorellini colorati sui davanzali, di edera che si arrampica sui muri, di luce che filtra in ogni angolo e in tutta la radura circostante, facendo brillare le foglie, i petali, e tutti i colori della natura…
Nella radura il frutteto profuma di meli in fiore, che vi crescono numerosi… ma anche di peschi, ciliegi e pruni… il sole li nutre e li protegge, aiuta i fiori a sbocciare, i frutti ad uscire dai semi, a crescere e a maturare…
Gli uccellini amano così tanto quel luogo fuori dal tempo, che spesso vi si intrattengono a lungo, abitano le casette di legno sempre piene di semini e acqua fresca che la donna antica appende ai rami degli alberi per loro, e sanno che fra loro e quella donna dal sorriso luminoso scorre un legame antico… un legame segreto che non riveleranno mai a nessuno…
Un’Armonia incantata regna perenne in quella piccola casetta, nella radura, nel frutteto e nel bosco circostante… e nulla può mutare… nulla, in nessun tempo potrà mutare.
…vedo nel sogno la mia piccola dimora… e quando ci incontreremo le mie mani saranno piene di semi…
semi di pruno, di ciliegio, di pesco… e tanti, tantissimi semi di melo…

sabato 26 febbraio 2011

Aprire le Nebbie

Rimase immobile nella tensione della magia, poi protese le braccia sopra la testa, con le palme rivolte al cielo, e le riabbassò all’improvviso. A quel gesto le nebbie scesero, la visione della chiesa e dell’Isola dei Preti scomparve. La barca avanzò nella nebbia impenetrabile, scura come la notte. (…) E poi, come una tenda scostata, la nebbia sparì. Davanti a loro stava una distesa d’acqua assolata e una riva verdeggiante. (…) Lungo la riva crescevano i meli e le grandi querce con i rami carichi di vischio.”

(Le Nebbie di Avalon, Marion Zimmer Bradley)

Una giovane sacerdotessa avvolta in ampie e lunghe vesti azzurre, il cappuccio calato sul volto a nascondere una piccola luna blu tatuata sulla fronte, siede composta sulla barca di legno scuro, che ondeggia sulle acque nebbiose fra la schiuma bianchissima. Giunge dalle terre conosciute, e sta tornando a Casa… oltre la nona onda del mare, oltre la nebbia incantata che cela e protegge l’Isola delle Mele…
Percepisce che è giunto il momento, quindi si alza con grazia, fa cadere il cappuccio che le nascondeva il volto bellissimo e innalza le braccia verso il cielo… poi, con un gesto deciso, le abbassa. Fra le fitte nebbie un varco luminoso si apre e un raggio di sole filtra fra gli strati di bianco vapore, accarezzando le acque increspate e facendole luccicare. La giovane donna socchiude gli occhi, abbagliata da tanta luce, e un sorriso illumina anche il suo volto, mentre una lacrima di gioia scivola sulla sua guancia e cade nel luccichio dell’acqua…
La barca attraversa il varco, silenziosa… scivola verso la luce come sospinta da correnti impercettibili, e le nebbie si richiudono dietro ad essa, tornando a celare e a proteggere ciò che solo coloro che conoscono “la via segreta fra le nebbie” possono vedere.
Ciò che gli occhi della sacerdotessa dalla lunga veste azzurra ora stanno guardando, è segreto…
Coloro che hanno percorso la stessa strada lo sanno, e coloro che non l’hanno percorsa non lo sapranno mai.”
Le leggende narrano che oltre la Soglia delle Nebbie Guardiane si nasconda un’isola incantata, la dolcissima Avalon, dove crescevano meli che avevano candidi fiori dal profumo di miele, e mele grandi, succose e rossissime, delle quali bastava un solo morso per essere nutriti sin dentro l’anima… ma forse questa bellissima isola non è che la visione simbolica di qualcosa di magico e meraviglioso che non ha forma, eppure ne ha infinite…
Solo coloro che sono state in grado di aprire le nebbie possono sapere cosa realmente esse nascondano… ciò che la giovane sacerdotessa ora sta guardando, dunque, non è dato sapersi…
Ma l’amore nei suoi occhi lucidi rivela che è qualcosa di talmente bello, che può vivere solo nel silenzio.

La visione della sacerdotessa che dissolve le nebbie con un gesto è narrata in un semplice romanzo, eppure per decenni ha toccato il cuore di ognuna di noi. Il suo gesto infatti è reale ed è simbolo di qualcosa di antichissimo, perché il Dono della Vista di ciò che agli occhi degli uomini comuni è invisibile e inaccessibile, è sempre esistito.
Aprire le Nebbie significa far dissolvere, velo dopo velo, tutte le illusioni,
significa dissolvere, velo dopo velo, tutto ciò che annebbia la vista e ci rende cieche.
Illusione dopo illusione, i veli di Nebbia si scostano, si dissolvono e scompaiono, rivelando la loro vera natura fatta di nulla
.
Era la prova più difficile, far dissolvere gli strati di nebbia, sollevare i veli che occultavano gli occhi nascosti, far svanire, una per una, tutte le illusioni che la vita poneva di fronte alle Fanciulle che si incamminavano per il Sentiero Nebbioso, con l’intento di posare il loro sguardo oltre quelle stesse nebbie che le mettevano alla prova.
Sarebbero state in grado di Vedere oltre il Velo?
Sarebbero state in grado di scorgere la Verità?
Sarebbero state in grado di saper Svelare e Rivelare?
E sarebbero poi state capaci di mantenere il Segreto?

Lo è ancora, la prova più difficile… ma Esiste.
E sapere che Esiste, che la nostra vita è una battaglia per riuscire, un velo per volta, ad Aprire le Nebbie, oltre le quali si cela la dolcissima Avalon, è una delle consapevolezze più forti e belle che coloro che Cercano veramente, senza accontentarsi della semplice realtà in cui vivono, potrebbero avere…
Dobbiamo imparare ad Aprire le Nebbie, velo dopo velo. Sin da ora.
Anno dopo Anno, Vita dopo Vita.
E forse un giorno saremo in grado di dissolverle con un solo gesto, con un luccichio degli occhi, con un luminoso sorriso.
Perché la luce che illumina l’anima, come una spada trafigge la nebbia.


(Le citazioni fra virgolette sono tutte tratte da “Le Nebbie di Avalon“, Marion Zimmer Bradley)

giovedì 24 febbraio 2011

Il Profumo dei Meli

Un tempo si diceva che Camelot, il regno di Re Artù, fosse molto vicino ad Avalon, l’Isola dei Meli in Fiore… si diceva che bastasse poco tempo alle bellissime Sacerdotesse per giungervi, a bordo della loro barca semplice di legno scuro, che solcava tranquilla le acque del mare, silenziosa, misteriosa, avvolta dalle nebbie azzurrine dell’aurora o del crepuscolo.
Camelot era il regno degli uomini e del divenire, era il grande campo di battaglia, dove le pedine di una grande ma invisibile scacchiera rivelavano i loro movimenti nel destino e nella vita dei cavalieri.
Avalon invece era l’isola delle donne, quelle donne che avevano votato la loro vita al sacerdozio femminile, che erano state iniziate, e nel segreto delle loro terre apprendevano e tramandavano gli antichi misteri e le arti femminili. In Avalon mai nulla poteva mutare, l’Armonia regnava perennemente, i cicli si ripetevano dolcemente, eppure si percepiva la loro stessa immutabilità, perchè Avalon era la sorgente stessa delle armonie sottili e terrestri, che sono Eterne…
E Avalon era anche, al contempo, quel luogo che solo dopo la morte poteva essere raggiunto dagli uomini, ovvero un reame incantato e numinoso che solo superando la potente soglia della veglia perenne poteva essere visto e conosciuto. Isola o dolce terra nascosta dalla languida vegetazione, ricca di frutti maturi e succosi, e mondo invisibile all’occhio mortale… questa era Avalon.
Le Figlie dell’Isola Sacra erano coloro che avevano vissuto l’iniziazione e conoscevano il segreto dell’intersezione dei cerchi magici, che nella loro unione formano la Mandorla Luminescente, ovvero erano coloro che nell’intersezione dei due mondi, nel centro della Mandorla Luminescente, vivevano.
Camminavano nel mondo comune, ma sempre con la vigile consapevolezza dell’invisibile… Donne Risvegliate a loro stesse, Figlie della Mandorla, Vergini libere che sapevano vedere oltre l’apparenza, perchè avevano aperto gli occhi silenziosi dell’Anima antica.
Giungevano dalle loro Isole e portavano con loro, dentro loro stesse, lo spirito della Avalon segreta, quella che solo a pochi è dato conoscere, e ovunque camminassero, lasciavano dietro di sè il Profumo dei Meli…
Oggi ognuna di noi, che cerchiamo l’antica Avalon, vive in una Camelot moderna, che sebbene sia quasi del tutto vuota e ormai priva della bellezza che poteva avere quella antica, è pur sempre il nostro mondo reale. Le nostre battaglie sono altre e diverse da quelle che intraprendevano gli antichi Cavalieri, guidati e guariti da quelle Custodi del Sapere Antico che avevano scelto di vivere sulla terra degli uomini per condurli lungo le vie del loro Destino, e trattenendo dentro loro stesse lo spirito di Avalon come le loro Sorelle; eppure sono le nostre Battaglie, per le quali usiamo spade e frecce diverse, e nelle quali riceviamo ferite forse assai più profonde e dolorose di quelle inflitte da armi comuni…
Eppure dalla nostra Camelot volgiamo gli occhi ad Avalon, e talvolta la intravediamo oltre le nebbie azzurrine dell’aurora e del crepuscolo…
E sappiamo che lei è lì, più vicina di quanto immaginiamo; sappiamo che lentamente gli strati di nebbia si solleveranno, la barca solcherà, una dopo l’altra, le onde del mare o del limpido lago, e con l’amore nel cuore abbracceremo i suoi prati verdissimi, il suo cielo turchese, i suoi fiori rosa, viola, rossi e gialli… o forse vedremo solo tanti Colori luminosi, e sapremo che i nostri occhi silenziosi, anche solo per un breve istante senza tempo, si sono aperti su di lei.
Ciò che ogni giorno del Cammino ci guida e ci indica la strada, è il dolce e delicato Profumo dei Meli… il dono di Avalon, che non ci fa mai sentire sole e ci ricorda ciò che, con tutto il cuore, desideriamo…


Questo breve testo nasce per esprimere a parole ciò che un solo sguardo di questo dipinto mi ha trasmesso…
Il mondo visto attraverso gli occhi di Avalon
perchè ovunque siamo, e ovunque andiamo, fra le vie del mondo comune, la Visione amorosa dei meli, con il loro dolce profumo, è sempre innanzi a noi, e dentro di noi
…e forse, quando quel profumo lo percepiamo più intensamente, significa che il passo che stiamo compiendo è nella direzione giusta, quella che porta ad Avalon…

(Disegno di Ruth Sanderson)

sabato 12 febbraio 2011

Ritorno ad Avalon

Ci sono parole che in tempi passati vengono seminate nella terra fertile e, anche se col tempo mutano, si trasformano, germogliano e poi di nuovo si trasformano, vengono dimenticate… la memoria le abbandona nel loro giardino segreto eppure loro crescono… poi un giorno si incontra, come fosse la prima volta, una strana porticina che, per qualche sconosciuto motivo ci sembra di conoscere, sebbene non ricordiamo quando e dove l’abbiamo già vista… la apriamo – ci accorgiamo di averne sempre avuto la chiave - e troviamo una piantina dolce, selvatica, cresciuta liberamente fra l’erba alta… e ci rendiamo conto che era nata da noi, da un nostro antico seme interrato e dimenticato.
La piantina che ho trovato stasera, nel suo giardino selvatico, è un delicato e dolcissimo melo… un melo che profuma di sogni trascritti al chiaro di luna, e che porta scritti sulla corteccia i ricordi di ciò che sono stata, e che forse nel profondo sono ancora… sì, dev’essere di sicuro così…
Ecco dunque ciò che ho trovato… un vecchio scritto che non ricordavo di avere scritto e che ho letto come fosse la prima volta…
Quello che mi ha donato è troppo prezioso per essere tradotto in parole…

Chiudo gli occhi e la vedo… la mia casa perduta…
la nebbia la protegge e le acque sacre, profonde e scure, sono la via che
conduce ad essa…
al di là delle nebbie nulla è più reale… il sole illumina le foglie dei
meli in fiore e le perle di rugiada brillano di luce dorata sui fili d’erba.
Il profumo della Dea Madre è forte e quasi tangibile… il profumo della
femminilità delle donne esala dalla terra umida e accogliente, nera e
fertile, e ricordi di antichi canti nella dolce e antica lingua musicale che
provengono dal santuario della Madre sono trasportati dal vento… voci
cristalline e quasi trasparenti, note brillanti come questa rugiada e
sottili come il vento..
Vesti azzurre avvolgono il mio corpo e un velo anch’esso azzurro copre i
miei capelli dalle sfumature dorate mentre poche ciocche ricadenti sui seni
si muovono appena.. il vento attraversa la stoffa e accarezza la mia pelle
nuda, bianca e liscia… vergine come il mio corpo snello di fanciulla che
attende di essere iniziata ai misteri femminili…
accarezzo la corteccia ruvida e dura di un melo… le mie mani scorrono sul
legno umido, percependone le forme e la linfa vitale che scorre libera al suo
interno, e dolce è l’aria che respiro… sa di fiori, di miele, di muschio e
di erba bagnata..
nulla più separa il mio spirito dalla mia dimora,
le nebbie si condensano e si richiudono dietro di me…
sono tornata a casa terra mia…
amata terra, accoglimi ancora come allora,
e per sempre
.”

(tratta da Il Diario delle Farfalle, scritta il 2 giugno 2005)
…così, attraverso poche parole, libere e selvatiche come un melo cresciuto da solo in un giardino dimenticato, ho ritrovato il mio sogno di Avalon… un sogno di cui non avevo memoria, perchè la sua purezza era stata più volte intaccata, tanto da farmi perdere l’amore che allora provavo per esso…
Ma ora che ho trovato questo piccolo melo nel suo segreto giardino desidero solo abbracciarlo, poi sedermi ai suoi piedi, ascoltare il frusciare leggero delle sue foglioline, e Ricordare…
E quando avrò ascoltato e avrò ricordato, racconterò al melo ciò che nei lunghi anni di lontananza ho incontrato e conosciuto… e sono certa che col tempo torneremo una cosa sola, perchè siamo fatti della stessa essenza…

mercoledì 26 gennaio 2011

Re Bazzaditordo

…credo di averlo riguardato per la quarta volta, il film girato in Germania sulla fiaba Re Bazzaditordo, e ho ancora sete, sete, sete… come quando l’acqua non basta mai… ho sete di quei boschi e prati verdissimi, di quella casetta nel bosco, della capretta, della notte illuminata da torce e stelle cadenti, e dalla calda cucina a “pelare le patate”, perchè c’è una semplicità in questi gesti così femminili e pratici che se solo vivessi in quella fiaba non potrei desiderare di più, per la vita di tutti i giorni, che fare la “serva”… tenere linda e profumata la casetta, cucinare, e poi ridere e giocare con le altre donne delle cucine… sembra magari assurdo, ma ha un senso, per me ne ha tanto…
Questo film, che è molto più bello della fiaba antica – estremamente maschilista e crudele - è per me una fonte continua di meraviglia, di dolcezza, di ispirazione… così non posso fare a meno, da giorni, di rivivere nei pensieri certi luoghi e gesti, come in un sogno…
Un bosco dalle sorgenti limpidissime, dalle cascatelle gorgoglianti, dai prati alti, pieni di fiorellini selvatici che fremono nella brezza e ondeggiano gentili… la bella Isabella che fa il bagno al Lago Proibito, un luogo che solo pochi possono raggiungere… canticchia la sua canzone preferita mentre nuota e sorride fra sè nelle acque argentee… da giorni canticchio anche io la sua canzone preferita, quasi che amandola allo stesso modo questa possa accostarmi alla principessa e a ciò che lei vive…
Ci sarebbe da chiedersi cosa ci faccia un principe bellissimo come Richard al Lago Proibito… sembra quasi che lui non sia poi un semplice uomo, ma forse qualcosa d’altro, qualcosa di armonioso, amoroso e bello che decide di mettere alla prova la principessa e trasformarla, perchè nonostante il suo carattere spinoso lei è bella e luminosa…
E nelle acque canticchia e sorride fra sè, senza sospettare nulla di ciò che le accadrà… canticchia e sorride, ed è tanto bella…


E poi nella casetta nel bosco la sua vita è tanto semplice e autentica che, sebbene all’inizio lei non possa credere di doverla vivere davvero, col tempo inizia ad amarla profondamente, tanto da dire “mi sento come se fossi a corte”… e la sua bellezza e semplicità esce piano piano… mentre spazza la casetta, munge la capretta – che le somiglia talmente tanto che sembrerebbe quasi essere parte di lei – fa il bucato e coglie dei bellissimi fiori che pone nel vaso al centro del tavolo, chiedendo alla sua amica cornuta se le piacciono…
E poi la sera del suo compleanno… non riesco a fare a meno di piangere ogni volta, e nemmeno desidero provarci, perchè è così bello commuoversi e desiderare cose belle e armoniose…
Isabella prepara la casetta per la sua festa, e il menestrello – Re Richard (Bazzaditordo) travestito da pover’uomo – vede da lontano i rossori delle fiaccole che rischiarano e scaldano la notte primaverile… una cena semplice, la zuppa delle verdure dell’orto che Isabella ha imparato a cogliere e cucinare, e quelle stelle cadenti che donano tanti desideri… e poi il menestrello inizia a suonare e Isabella danza nella notte, fra le torce, sotto le stelle… danza e danza e danza felice, con la corona di fiorellini gialli fra i capelli, danza e sorride… poi si siede stanca e accaldata ed ecco che la sua canzone vibra fra le corde del ragazzo, che ben la conosce… ed è una notte così bella, così dolce, così magica…
Un’altra stella cadente… e il menestrello desidera solo “che non finisca mai, questa notte…”
Sogno che un menestrello suoni per me nello stesso modo, le stesse canzoni, in un prato illuminato dalle stelle, dalla luna e dalle fiaccole… e che io possa danzare libera come Isabella, con una corona di fiorellini fra i capelli…


Le prove da superare sono tante, perchè tante sono le macchie che porta in sè, anche se solo in superficie, Isabella… ma ecco che, sola e abbandonata, arriva alla cucina del castello di Richard e si mette al lavoro come serva, accanto a quella serva così gentile e bella che un tempo era stata la sua… sono amiche ora, si comprendono, si proteggono, si vogliono bene come sorelle…
“Qui non si accettano fannulloni” e Isabella inizia a sbucciare le patate… è così semplice, lavorare fra sorelle con le cose naturali e semplici… anche solo sbucciare le patate diventa qualcosa di vero e perfetto… non come i lavori che si svolgono oggi, così inutili e vuoti…
Nella cucina arde il fuoco, appeso al gancio bolle il gran calderone, e le sorelle ridono e compiono gesti veri e semplici insieme… è tutto così naturale che manca il respiro solo a pensarci…
La fine della fiaba, con il matrimonio d’amore fra Isabella e Re Bazzaditordo è quasi qualcosa di trascurabile… del resto la principessa ha compreso che negli ultimi giorni ”ha imparato molte cose”, più di quante possa averne imparate in tutti gli anni della sua vita… e ciò che consegue, che certo è meraviglioso – e che io mi ostino a non voler vedere come un semplice matrimonio fra una donna e un uomo, ma come qualcosa di più - è ciò che si raggiunge dopo aver vissuto la bellezza del viaggio, con le sue prove, ma soprattutto con la meravigliosa scoperta della semplicità, della naturalità e del vero racchiuso in esse…
Una fiaba che come poche amo… e che al di là dell’originale, vive a sè, come se avesse una sua propria vita… e trasmette a chi la guarda, amandola, tutta la sua magia… come acqua che disseta gli occhi, il cuore e l’anima.
(Ringrazio davvero dal profondo del cuore Leo per aver pubblicato la fiaba su youtube, così ho potuto riguardarla ancora e potrò riguardarla ancora mille e mille volte… non ha davvero idea del regalo immenso che mi ha fatto… grazie…)